tag:blogger.com,1999:blog-171746942024-03-13T13:33:32.671+01:00Lo Zoo di Berlinocristianaeffehttp://www.blogger.com/profile/01962699074514954243noreply@blogger.comBlogger190125tag:blogger.com,1999:blog-17174694.post-44758014418670793242011-08-16T22:31:00.001+02:002011-08-16T22:32:57.737+02:00Fotogrammi<div style="font-family: Verdana,sans-serif;">Dell'America (la mia America, quella che ho lasciato tre giorni fa) mi rimangono 350 foto brutte, ma un sacco di frammenti mentali, tipo:</div><div style="font-family: Verdana,sans-serif;">- il quartiere di Castro, a S. Francisco, che mi ha fatto venire voglia di essere uomo omosessuale per almeno un giorno;</div><div style="font-family: Verdana,sans-serif;">- i cagnolini agghindatissimi di Carmel, che mi han fatto pensare alla mia più trasandata Kuki;</div><div style="font-family: Verdana,sans-serif;">- il burrito di Fisherman's Wharf, che mi ha provocato un inizio di colite;</div><div style="font-family: Verdana,sans-serif;">- l'ice tea di Starbucks a S. Diego, che ha definitivamente ammazzato il mio stomaco;</div><div style="font-family: Verdana,sans-serif;">- l'impressionante coltre desertica fino a Phoenix con i suoi 50 gradi, che mi ha quasi commosso (anzi, mi ha proprio commosso);</div><div style="font-family: Verdana,sans-serif;">- i vortici di energia di Sedona, che non mi hanno per niente ricaricato, ma va bene così;</div><div style="font-family: Verdana,sans-serif;">- il volantinaggio spietato di Las Vegas, che mi ha fatto capire che al mondo c'è sempre un lavoro peggiore del tuo.</div><div style="font-family: Verdana,sans-serif;">E poi tanto tanto altro. </div><div style="font-family: "Trebuchet MS",sans-serif;"></div>cristianaeffehttp://www.blogger.com/profile/01962699074514954243noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-17174694.post-8890851416989073862011-07-27T00:36:00.001+02:002011-07-27T00:39:26.581+02:00Lungimiranza<div style="font-family: Verdana,sans-serif;"><link href="file://localhost/Users/cristianaferrari/Library/Caches/TemporaryItems/msoclip1/01/clip_filelist.xml" rel="File-List"></link> <style>
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</style> </div><div class="MsoNormal" style="font-family: "Trebuchet MS",sans-serif;">“Lungimiranza” è una bella parola, indipendentemente da quello che significa (“capacità di prevedere per tempo ciò che potrebbe accadere e di adeguarvi con saggezza l’agire”).</div><div class="MsoNormal" style="font-family: "Trebuchet MS",sans-serif;">Il fatto, poi, se sia bello o meno possedere tale caratteristica, ancora mi dà da pensare.</div><div class="MsoNormal" style="font-family: "Trebuchet MS",sans-serif;">Intanto mi impressiona sempre un po’ la preveggenza, per non parlare dell’adeguatezza, che mi sa tanto di sforzo innaturale di far andare bene le cose. O perlomeno come uno vorrebbe che andassero. La saggezza, poi, appartiene solo ai bambini e ai gatti.</div><div class="MsoNormal" style="font-family: "Trebuchet MS",sans-serif;">In ogni caso, ho passato questo mese di luglio nella maniera meno lungimirante che potessi fare e, nonostante ciò, sono parzialmente felice.</div>cristianaeffehttp://www.blogger.com/profile/01962699074514954243noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-17174694.post-53922245945729186422011-04-14T14:42:00.004+02:002011-07-27T00:41:14.743+02:00Nidi<div style="font-family: "Trebuchet MS",sans-serif;"><span style="font-size: small;">Giorni fa, fuori dalla mia finestra è apparso un nido con un uovo azzurro. Il giorno prima non c’era niente.</span></div><div class="MsoNormal" style="font-family: "Trebuchet MS",sans-serif; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-size: small;">Si tratta di una fantastica costruzione che pare venuta fuori dal nulla e che mi ha fatto pensare a come in natura tutto sia più veloce ed estremamente più colorato.</span></div><div class="MsoNormal" style="font-family: "Trebuchet MS",sans-serif; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-size: small;">Al momento io sono lenta e viro verso un beige chiaro.</span></div><br />
<img border="0" height="241" src="http://1.bp.blogspot.com/-m1H05fy7dlk/TabpY4MVOAI/AAAAAAAAATs/VYL9EzvNmR0/s320/nido.jpg" width="320" />cristianaeffehttp://www.blogger.com/profile/01962699074514954243noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-17174694.post-40516657200229121832010-11-23T21:40:00.000+01:002010-11-23T21:40:01.013+01:00SconsideratezzaChissà come si chiama quella leggerezza che prende nei momenti sbagliati, quando una fitta lucidità, invece, dovrebbe avere il sopravvento. È come se gli eventi capissero da sé che sarebbero dovuti finire. <br />
Così finiscono, e ci si trova insospettabilmente felici.<br />
Se fosse lungimiranza, io tra vent’anni sarei la donna più appagata del mondo.cristianaeffehttp://www.blogger.com/profile/01962699074514954243noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-17174694.post-38950608232977570442010-09-27T23:06:00.004+02:002010-09-27T23:07:34.732+02:00SomewhereNon necessariamente si deve andare da qualche parte, o fare qualcosa. E su questo potrei essere d'accordo.<br />
Però, c'è un però, anzi due: se hai qualche soldo o, meglio, se sei ricco sfondato, ti viene più facile vivere una vita da ectoplasma; punto due, Sofia Coppola questa volta mi ha dato l'impressione di aver girato un film un po' buttato lì, senza infamia e senza lode.<br />
E quindi, il film non mi è piaciuto tanto: mi è sembrata la versione stanca di <i>Lost in Translation</i>, senza la faccia di Bill Murray con tanto di matita per gli occhi e rossetto sulle labbra, però. <br />
E' stanco Jhonny Marco, che si addormenta con la faccia tra le gambe di una sua ammiratrice, è stanca la figlia Cleo, che non sprizza tutto questo entusiasmo a giocare con la wii del padre, per non parlare delle due lap dancer che, a ben vedere, di erotico non avevano poi molto.<br />
Gli unici belli vispi, ringalluzziti dalla comparsata d'autore, sono le very important person nostrane che, a sentire dalle interviste rilasciate, non hanno patito il fatto di interpretare loro stessi in quanto macchiette di un brutto modo di fare televisione. Nemmeno se ne sono accorti. Ma questo è un altro paio di maniche.cristianaeffehttp://www.blogger.com/profile/01962699074514954243noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-17174694.post-29106092917287370582010-07-13T15:04:00.001+02:002010-07-13T15:05:41.886+02:00Agosto<div style="font-family: "Trebuchet MS",sans-serif;"><span style="font-size: small;">Giovedì scorso al concerto dei Perturbazione di Asti Musica ho riascoltato una canzone che mi è parsa lontanissima e vecchia, come se non l'avessi sentita da chissà quanto tempo, come se fosse stata scritta vent'anni fa. Trattasi di "Agosto", allegro motivetto scritto solo nel 2002, così mi pare. </span></div><div style="font-family: "Trebuchet MS",sans-serif;"><span style="font-size: small;">Sono tanti o pochi otto anni per una melodia? </span></div>cristianaeffehttp://www.blogger.com/profile/01962699074514954243noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-17174694.post-89885581194728889402010-06-03T21:55:00.009+02:002010-06-16T17:51:07.038+02:00Cosa voglio di più<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"></div><div style="text-align: left;"><meta content="" name="Titolo"></meta> <meta content="" name="Parole chiave"></meta> <meta content="text/html; charset=utf-8" http-equiv="Content-Type"></meta> <meta content="Word.Document" name="ProgId"></meta> <meta content="Microsoft Word 11" name="Generator"></meta> <meta content="Microsoft Word 11" name="Originator"></meta> <link href="file://localhost/Users/cristianaferrari/Library/Caches/TemporaryItems/msoclip1/01/clip_filelist.xml" rel="File-List"></link> <style>
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</style><span style="color: black; font-family: Verdana; font-size: small;">Me lo chiedo spesso cosa vorrei di più e devo ammettere che Pierfrancesco Favino nelle vesti del cameriere calabrese potrebbe essere una buona risposta.<o:p></o:p></span>
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: "Trebuchet MS",sans-serif;"><span style="font-size: small;">Non è solo un’annotazione frivola al film di ieri (<i>Cosa voglio di più</i></span><span style="font-size: small;">, Silvio Soldini, 2010), ma l’amara (o forse non tanto) considerazione che il meglio c’è e che noi pensiamo sia quasi sempre ciò che non ci appartiene, non ancora o non del tutto, proprio per il fatto di non essere nostro.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal" style="font-family: "Trebuchet MS",sans-serif;"><div style="color: black; font-family: "Trebuchet MS",sans-serif;"><span style="font-size: small;">Soldini è bravo a non esprimere giudizi e a mostrare le impossibilità del quotidiano: la precarietà economica, gli affetti sviscerati ma non annullabili, le scelte fatte che diventano abitudini. Chi è più forte non ci casca; il cambiamento non è possibile.</span></div><span style="font-size: 10pt;">
</span></div></div>cristianaeffehttp://www.blogger.com/profile/01962699074514954243noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-17174694.post-55390910361458475502010-05-18T22:31:00.003+02:002010-05-18T22:40:05.990+02:00Vip in TurinAl Salone del Libro di Torino anche quest'anno, oltre a essermi fatta due polpacci così, è stato un pullulare di personaggi prestigiosi che, solo qui, riesco a incontrare.<br />Nell'ordine: ho incrociato all'ingresso David Riondino, ho mangiato una piadina insieme a Gianrico Carofiglio, ho quasi chiesto un autografo a Ornella di <span style="font-style: italic;">Un posto al sole</span>, ho salutato Umberto Eco e riconosciuto Gioele Dix.<br />A parte i bambini del Bookstock Village, è stato tutto fantastico.cristianaeffehttp://www.blogger.com/profile/01962699074514954243noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-17174694.post-78600127330392713912010-03-16T20:18:00.010+01:002010-03-17T09:54:47.836+01:00Liana<p class="MsoNormal"><span style="font-family:trebuchet ms;">Della fede, oltre al senso della ritualità, mi piace la possibilità che ti concede di generare pensieri semplici e infantili. Come per la morte.<br />È consolatorio credere che le due sorelle si siano rincontrate e, in questo momento, stiano prendendo un caffè in un tinello ultraterreno, come nella pubblicità della Lavazza.<br />Consolatorio e rassicurante, tanto da crederci davvero.</span></p><!--EndFragment-->cristianaeffehttp://www.blogger.com/profile/01962699074514954243noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-17174694.post-63131951365452052902010-02-08T21:15:00.000+01:002010-02-08T21:43:56.417+01:00Flextime<div style="text-align: justify;">Quando mi viene chiesto se e quanto io sia flessibile, il mio pensiero va spontaneo a quando avevo circa 5 anni, riuscivo ad allungare le gambe fin dietro il collo e facevo la verticale sul quadro svedese. Oggi, schiava del Voltadol e del cuscino ortopedico, sento di poter affermare la mia scarsa flessibilità.<br />Non sono malleabile, perché soffro di cervicale e perché mi hanno insegnato che elasticità non vuol dire a tutti i costi sottostare alle volontà degli altri, a capo chino. Anche quando a rischio c'è un posto di lavoro.<br />Felice di essere indocile, felice per il poliuretano espanso.<br /></div>cristianaeffehttp://www.blogger.com/profile/01962699074514954243noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-17174694.post-29640296698458573562010-01-12T22:54:00.002+01:002010-01-12T23:10:17.345+01:00PedoniSo bene che il mio post d'esordio di questo nuovo decennio di questo nuovo millennio dovrebbe essere frizzante e interessante, ma la fase analitica che sto attraversando non mi consente grandi exploit scrittorii.<br />Riguardo all'inizio di discussione di ieri sera, tra la pizza con le patate e il vino, non so perché non mi sia battuta fino in fondo per la sacrosanta convinzione che mi porto dentro: i pedoni mi stanno sulle scatole. Quando sono in auto, poi, non li sopporto proprio.<br />Omini irrispettosi che si avventano sulle automobili, che passano con il rosso abbozzando stupide corsette per raggiungere il marciapiede di fronte, incuranti della segnaletica e del fatto che è più facile fermarsi a piedi che inchiodare in auto e...<br />E vabè, questo è quanto.<br />Il discorso dell'adattemento sociale dell'uomo all'auto è un'altra cosa.cristianaeffehttp://www.blogger.com/profile/01962699074514954243noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-17174694.post-76045844479404518682009-11-26T10:23:00.004+01:002009-11-26T11:53:16.781+01:00V<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://2.bp.blogspot.com/_OXQDw7IH9k8/Sw5JT-PaTxI/AAAAAAAAASk/wp4Ac2sW2Z8/s1600/Valentino-Ultimo-Imperatore-Poster-Italia_mid.jpg"><img style="margin: 0pt 10px 10px 0pt; float: left; cursor: pointer; width: 140px; height: 200px;" src="http://2.bp.blogspot.com/_OXQDw7IH9k8/Sw5JT-PaTxI/AAAAAAAAASk/wp4Ac2sW2Z8/s200/Valentino-Ultimo-Imperatore-Poster-Italia_mid.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5408340809992523538" border="0" /></a>Matt Tyrnauer, giornalista di <span style="font-style: italic;">Vanity Fair</span>, segue Valentino per 250 ore nel suo ultimo anno di attività, lo riprende in una specie di "dietro le quinte" che in realtà è sempre, e comunque, già palcoscenico e ne viene fuori un film che mi piacerebbe definire "mitico", non fosse che ormai questa parola richiama più gli anni '80 che l'antica Roma.<br />Un film-documentario bellissimo su quell'uomo celebrato in tutto il mondo per un'arte affascinante che mescola insieme ingegno cretivo, estetica pura ed esperienza concreta, tattile e visiva.<br />La storia di una corte di lavoratori che ha deciso di dedicare la propria vita a lui, volubile, capriccioso, inconsapevolmente ironico e anche molto divertente ("A Valentino non piacciono i corrimano", in fondo).<br />Dietro i meccanismi cinici e moderni di chi fa girare i soldi (Matteo Marzotto ne esce schiacciato e un po' ridicolizzato, per fortuna), c'è Valentino, a un tavolo a fare gli schizzi di opere d'arte su un foglio (le opere che, come si dice nel film, non sono la vera fonte di introito per l'Azienda), con le sue sarte, che ormai lo capiscono con poche parole, con Giammetti, vassallo devoto e indispensabile.<br />Un vero sfolgorante Hadrien.cristianaeffehttp://www.blogger.com/profile/01962699074514954243noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-17174694.post-4865894453030214462009-11-24T16:15:00.003+01:002009-11-24T16:41:38.611+01:00Guy and Madeline on a Park Bench<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://2.bp.blogspot.com/_OXQDw7IH9k8/Swv46ISQtOI/AAAAAAAAASc/HTBoYYPQ4ok/s1600/GuyAndMadeleineOnAParkBench.jpg"><img style="margin: 0pt 10px 10px 0pt; float: left; cursor: pointer; width: 200px; height: 300px;" src="http://2.bp.blogspot.com/_OXQDw7IH9k8/Swv46ISQtOI/AAAAAAAAASc/HTBoYYPQ4ok/s320/GuyAndMadeleineOnAParkBench.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5407689455128589538" border="0" /></a>L'unico film che riesco a vedere del TFF è <span style="font-style: italic;">Guy and Madeline on a Park Bench</span>, di Damien Chazelle, anni 25, opera prima.<br />Guy è un trombettista jazz e Madeline sta cercando lavoro.<br />Io, nel mentre, mi contorco sulla poltroncina del cinema nel tentativo di leggere i sottotitoli, posizionati molto in basso rispetto a dove vengono messi di solito.<br />Per fortuna nel film i dialoghi non sono così fitti. Più che altro ci sono Guy che suona la tromba e Madeline che cerca lavoro.<br />Così, succede che mi appisolo sulla stessa poltroncina, proprio quando Guy è impegnato in una jazz session e Madeline si sta tagliando i capelli.<br />Intuisco che c'entrano Cassavetes, la levità del bianco e nero, le improvvisazioni musicali e la vitalità delle scene. Colgo il romanticismo dei personaggi.<br />Ma ho sonno, e il sonno ha la meglio su tutto.cristianaeffehttp://www.blogger.com/profile/01962699074514954243noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-17174694.post-50021309680189390712009-10-22T21:06:00.005+02:002009-11-26T11:50:35.327+01:00Una storia d'amore e libertà (ma non è Loach)<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://1.bp.blogspot.com/_OXQDw7IH9k8/SuCtOWjZD3I/AAAAAAAAASM/KfTTpMx_Tk0/s1600-h/locandina.jpg"><img style="margin: 0pt 10px 10px 0pt; float: left; cursor: pointer; width: 211px; height: 320px;" src="http://1.bp.blogspot.com/_OXQDw7IH9k8/SuCtOWjZD3I/AAAAAAAAASM/KfTTpMx_Tk0/s320/locandina.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5395502815673651058" border="0" /></a>Sogno che al cinema Nuovo, a due passi da casa mia, danno l'ultimo film di Ken Loach. Il connubio è perfetto: devo camminare poco e Loach è uno dei miei registi preferiti.<br />Il giorno dopo propongo ad A., G. e I. di andare a vedere un film che non esiste in una sala che non è in funzione da chissà quanto.<br />Una volta scoperto l'inganno onirico, rimediamo con Ozon e il suo <span style="font-style: italic;">Ricky</span>.<br />Il sottotitolo, in fondo, è molto loachano, e non solo quello. Si tratta di un film scomposto, a strati.<br />Si parte davvero con uno scenario, francesizzato, alla <span style="font-style: italic;">My Name Is Joe:</span> il freddo, la fabbrica (di prodotti chimici tossici), la deriva emotiva, il quotidiano faticoso, la speranza alla porta (Paco, il nuovo amore?).<br />Poi arriva Ricky e i toni cambiano. Con le sue alette di pollo implumi, non sembra un angelo, ma una creatura bizzarra che un po' fa ridere, un po' fa senso.<br />E' una falena che non ha spazio per volare, un futuro essere infelice, con poca possibilità di sopravvivenza.<br />Allora non si ride più. Anzi, il finale è struggente, perché la libertà viene conquistata non certo senza scontare un prezzo alto.<br />Bello e triste, come una favola cinica e diretta.<br />Qualche nota sparsa:<br />- non amo i bambini che recitano (retaggio dei film di Shirley Temple), ma Mélusine Mayance (Lisa) è una meravigliosa bambina che recita;<br />- il film è tratto dal racconto di Rose Tremain, <span style="font-style: italic;">Moth</span> ("falena");<br />- alla fine ho pianto, anche perché in sottofondo c'è la voce di Cat Power<span style="font-style: italic;"> </span>con<span style="font-style: italic;"> The Greatest. </span>E ho detto tutto.cristianaeffehttp://www.blogger.com/profile/01962699074514954243noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-17174694.post-72404424610394347222009-10-03T11:42:00.002+02:002009-10-03T12:12:51.323+02:00Whatever Works<div style="text-align: justify;">Alla fine del film (ma anche un altro paio di volte durante), Boris Yellnikoff ci dice che è l’amore che deve bastare a funzionare, ma si capisce che intende tutt’altro, visto che Melody gira con confezioni di Viagra in borsa e che, ingenuamente, offre anche a chi è palese che non ne abbia bisogno (ma non si sa mai).<br />Devo dire che mi ero abituata piacevolmente alla parentesi noir di Allen, al suo espatrio europeo, all’assenza di comici e fastidiosissimi alter ego e di tutte le sue ipocondrie, manie e ossessioni linguistiche e lessicali.<br />Questa rentrée mi lascia un po’ così. Anche se ammetto di aver riso per tutto il film.<br /></div>cristianaeffehttp://www.blogger.com/profile/01962699074514954243noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-17174694.post-59810534541602914872009-08-31T21:41:00.004+02:002009-10-03T13:13:05.871+02:00Dei ritorni e di altre idiozieSì, perché tornare è una gran fregatura celata da ansia di recupero, sforzo di memoria e fine di un'attesa.<br />Mi riprendo il lavoro, te, la casa, la scrittura della sera, il lavoro, il lavoro, il lavoro.<br />Niente di che, sono solo ritornata dalle vacanze e sono molto nervosa.cristianaeffehttp://www.blogger.com/profile/01962699074514954243noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-17174694.post-65948353096810751872009-07-07T21:41:00.002+02:002009-07-07T22:21:13.257+02:00Vita da ufficio<div style="text-align: justify;"><div style="text-align: justify;">Uscendo dall'ufficio, oggi, mi sono sentita un po' come Patrick Bateman: una gran voglia di correre a casa, sciacquarmi i denti con il Listerine e poi progettare qualcosa di cruento e spietato per rifarmi degli orrori della giornata.<br />Alla fine ho solo fatto una doccia.<br />Bisogna avere la stoffa per diventare dei freddi serial-killer come Bateman e magari uno scenario anni Ottanta senza ombra di crisi economiche.<br />Le motivazioni, invece, contano poco.<br /></div></div>cristianaeffehttp://www.blogger.com/profile/01962699074514954243noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-17174694.post-70699905049706661252009-06-29T18:28:00.003+02:002009-06-29T18:37:32.671+02:00Cordialità<div style="text-align: justify;">Mi impressiona sempre un po' quello strano legame di solidarietà che si instaura tra perfetti sconosciuti nel momento del bisogno.<br />E' un martedì qualsiasi, se non fosse che sono bloccata all'aeroporto di Fiumicino per un guasto tecnico su Caselle (in realtà è venuto via un pezzo d'asfalto della pista d'atterraggio) e il personale del mio volo low (low) cost non rilascia dichiarazioni sul da farsi.<br />Seguo la faccia che mi pare più pratica di queste situazioni e mi ritrovo a condividere una strana serata alla stazione Termini, in attesa dell'ultimo treno della giornata.<br />In pochi minuti una comunanza di sventura diventa un buon motivo per raccontarsi vicendevolmente stralci di vita, sapendo perfettamente che all'arrivo si tornerà ad essere buoni estranei come prima.<br /></div>cristianaeffehttp://www.blogger.com/profile/01962699074514954243noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-17174694.post-2434915817937726352009-05-31T11:45:00.003+02:002009-05-31T14:47:36.291+02:00Funzioni vitali<div style="text-align: justify;">Secondo la nuova pubblicità dell'iPhone esisterebbe una funzione "praticamente per tutto": da quella che ti fa trovare un taxi mentre cammini per le strade di Bombay, al rilevatore del tasso di umidità della tua stanza da bagno, fino al traduttore simultaneo, con tanto di riconoscimento vocale, dal gambese all'italiano.<br />Posto il fatto che ci siano pure persone così impegnate da doversi destreggiare tra idiomi improbabili e mensole da mettere in bolla (il tutto utilizzando un unico strumento e poco ingegno privato), trovo che questo genere di strategia da supermercato sia veramente sfacciata.<br />E' la capacità di rendere, agli occhi e alle menti di tanti acquirenti, indispensabile ciò che indispensabile non è, che mi inquieta, anche perché tale filosofia commerciale si sta espandendo a settori dove il profitto non dovrebbe costituire il primo dogma (vedi la Salute).<br /></div>Se davvero la necessarietà dell'inutile deve diventare la regola, chiedo al signor Apple di impegnarsi a creare funzioni un poco più raffinate, come il generatore di banconote, per quando ti trovi a corto di contante nella tua città, o il prete virtuale, dal quale ti puoi confessare quando hai commesso un peccato, anche piccolo, e ripartire con la coscienza a posto.cristianaeffehttp://www.blogger.com/profile/01962699074514954243noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-17174694.post-14605507124292116632009-05-05T15:36:00.002+02:002009-05-05T23:42:02.786+02:00Liberté, Égalité, Ponctualité<div style="text-align: justify;">L'esser puntuali è solo una prerogativa o è a tutti gli effetti una dote?<br />E i ritardatari sono manchevoli o semplicemente diversi da chi spacca il minuto?<br />Il dilemma si impone nei soliti minuti che separano me (donna puntuale) da tutte le altre persone (ritardatarie) con cui di solito ho appuntamento. Fuori dai locali, sotto casa, in auto con il motore acceso, in primavera, estate, autunno e inverno, con la pioggia o con il sole.<br />La qualità è tale solo se socialmente confermata e condivisa, altrimenti rischia di trasformarsi nel suo contrario o, quantomeno, in un limite per chi la possiede (sono io che aspetto, poi).<br />Non è colpa delle persone (forse), ma di un tacito consenso partecipato che ha finito per aver la meglio su una buona maniera.<br />Ma io, reietta in orario, continuerò a battermi strenuamente per la causa.<br /></div>cristianaeffehttp://www.blogger.com/profile/01962699074514954243noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-17174694.post-71824981997543317562009-04-22T16:27:00.002+02:002009-04-22T16:42:02.095+02:00Compleanno 33<div style="text-align: justify;">Con i 33 di oggi sono entrata ufficialmente nella fase in cui potrei fare un sacco di cose: la testimonial di un nuovo contorno occhi alla caffeina e guaranà, il leader di un innovativo partito politico, l'amante di un giovane ventitreenne.<br />Ed è solo l'inizio.<br /><div style="text-align: justify;"><br /></div></div>cristianaeffehttp://www.blogger.com/profile/01962699074514954243noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-17174694.post-13586032849341382982009-03-29T15:29:00.001+02:002009-03-29T15:31:21.338+02:00Chiedimelo ora<div style="text-align: justify;">A proposito di concerti, ieri sera, nella splendida cornice della movida alto-monferrina (just ironic), decido di andare ad ascoltare due nobili musicisti, Antonio Marangolo al sax e Umberto Petrin al piano, per l’ultimo degli appuntamenti di OvadaJazz09. L’arte del duo.<br />Il concerto dura un’ora circa ed è assemblato totalmente sull’arte della creazione estemporanea: i due non hanno mai suonato insieme e neppure hanno fatto le prove prima. La musica incombe, invade la sala (siamo nella da poco ristrutturata Loggia di S. Sebastiano) e, come dice Marangolo prima del bis finale – <span style="font-style: italic;">Ask me now </span>di Thelonious Monk –, la fatica dell’improvvisazione si percepisce piacevolmente con occhi e orecchie.<br />Tutto molto bello, non fosse che…<br />Non fosse che tutto ciò che non amo di Ovada rigurgita da ogni cavità: il pubblico mesto, ritardatario e attempato, il silenzio del dopo, le strade vuote (poi ieri pioveva, pure), l’evento trasformato in spettacolo di paese, l’anonimia culturale.<br />Dopo venticinque anni non ho ancora capito se sono le persone a modellare i luoghi che abitano, o se è la geografia di questo spazio, inesorabilmente incuneato, a foggiare la gente che ci vive.<br />Un plauso dovuto va all’associazione “<a href="http://duesottolombrello.wordpress.com/">Due sotto l’ombrello</a>”, che chi si dà da fare e ci crede ancora un po’.</div>cristianaeffehttp://www.blogger.com/profile/01962699074514954243noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-17174694.post-9738848788249794452009-03-24T11:29:00.002+01:002009-03-24T12:01:58.160+01:00Little fucker<div style="text-align: justify;"><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://3.bp.blogspot.com/_OXQDw7IH9k8/Sci2jGj8bWI/AAAAAAAAARk/kegy-2mFweY/s1600-h/Vic%2BChesnutt%2Bvicchesnutt.jpg"><img style="margin: 0pt 10px 10px 0pt; float: left; cursor: pointer; width: 320px; height: 318px;" src="http://3.bp.blogspot.com/_OXQDw7IH9k8/Sci2jGj8bWI/AAAAAAAAARk/kegy-2mFweY/s320/Vic%2BChesnutt%2Bvicchesnutt.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5316700074283920738" border="0" /></a>Non posso non scrivere almeno una breve annotazione sullo spettacolo cui ho assistito venerdì scorso.<br />Sono allo Spazio 211 con tre amici spaiati, gli unici che per motivi differenti decidono di venire con me stasera a sentire Vic Chesnutt, accompagnato dagli Elf Power.<br />Siamo in pochi: la mia ansia di anticipare il tempo ci fa arrivare lì molto presto, ma va bene così.<br />Mentre bevo una birra c'è già lui nel locale.<br />E' un uomo piccolo, accartocciato, sembra sprovvisto di alcun tipo di difesa su quella carrozzina, e quando gli Elf Power iniziano a suonare, nella prima parte del concerto, lui è accanto a me, di lato. Ascolto e mi volto a guardarlo ripetutamente.<br />Quando arriva il suo momento di salire sul palco mi accorgo di quanto la potenza della sua voce e della sua musica sia commovente e tenera.<br />Per magia lui diventa quel piccione della copertina di <em>North Star Deserter</em>: un volo basso, breve, ma pur sempre staccato da terra.<br /></div>cristianaeffehttp://www.blogger.com/profile/01962699074514954243noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-17174694.post-58418779842809285542009-03-22T12:13:00.005+01:002009-03-22T22:40:57.364+01:00Acqui Terme-Ovada<div style="text-align: justify;">Voler stare dove non si è, fare quello che non si fa e aspettare chi non c'è.<br />Ieri, intorno all'una di notte, scollino allegramente da Acqui Terme a Ovada. Fa un freddo improbabile, che già avevo accantonato con il cambio primaverile di armadio, ma sulla Ka mobile c'è tutto quello che mi serve per desiderare che quel tragitto duri più del dovuto: riscaldamento e "Stereonotte" su Rai Radio 1.<br />Si parte da due pezzi dal vivo di Rino Gaetano che canto senza vergogna, poi la presentazione del cd live del tour di Cohen 2008: via con la commozione per una struggente "Suzanne" (sono già a Cremolino).<br />Dovrebbe seguire "So long Marianne", come da annuncio, ma parte invece "Hallelujah" che mi riporta a quest'estate, quando sui cori si accendevano le luci del palco.<br />A Molare si passa a un'interessante conversazione su John Lennon post Beatles e a come la canzone "Julia", dedicata alla madre, sia anche un omaggio alla sua compagna: in una strofa, infatti, Lennon pronuncia le parole "ocean child", traduzione appunto del nome "Yoko Ono".<br />Il viaggio finisce davanti alla casa di Hilde, ma posso ritenermi soddisfatta.<br /></div>cristianaeffehttp://www.blogger.com/profile/01962699074514954243noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-17174694.post-26171425165468703162009-03-17T11:55:00.003+01:002009-03-25T16:39:36.756+01:00Bonjour tristesse<div style="text-align: justify;">Qualche settimana fa mi è capitato di leggere un articolo di Vittorino Andreoli sul <span style="font-style: italic;">Corriere della Sera</span> (riportato <a href="http://bibliogarlasco.blogspot.com/2009/02/vittorino-andreoli-la-scomparsa-della.html">qui</a> da un altro blogger). Con questo, in tutto fanno due articoli di Vittorino Andreoli letti nella mia vita.<br />Il primo riguardava la funzione terapeutica delle parolacce nel parlato: ricordo la disquisizione attenta sull’uso delle arrotate, delle doppie, delle consonanti dure, di quanto tutto ciò possa risultare quasi medicamentoso nel contesto di un certo tipo di comunicazione.<br />Le parole sono importanti, e che cavolo.<br />Le parole sono importanti, ecchecazzo. Molto meglio.<br /><br />Il secondo articolo parlava ancora di parole: secondo VA ci sono termini che vengono letteralmente “uccisi” dal momento in cui sono stati deposti a vantaggio di altri. Niente di nuovo, per carità; il vocabolario si evolve e le parole smettono di essere usate. Il problema sorge quando la parola scomparsa trascina con sé anche la morte del significato che contiene.<br />Non si adotta più il vocabolo “tristezza”: le persone avvinte da una sintomatologia prossima allo sconforto e alla malinconia vengono etichettate come depresse. "Depressione" è un termine contenitore che raccoglie ormai tutti i malesseri del mondo. E se la tristezza ha smesso di essere, anche gli uomini tristi non ci sono più.<br />Che grande perdita, però. Vittorino ha proprio ragione.<br /><br /><br /></div>cristianaeffehttp://www.blogger.com/profile/01962699074514954243noreply@blogger.com2