lunedì 20 marzo 2006

Vinicio

Martedì scorso Vinicio ha sparso tra la folla pillole di saggezza e ha concluso il concerto a petto nudo, con una notevole pancia di fuori. Notevole nel senso di grande e bella.
Disse (perdonami Lucio): "La vita è bellissima, poi ti sposi".
Disse: "E' bello bere il thè, perché non devi brindare con nessuno".
Vinicio, ti amo.

sabato 11 marzo 2006

Indifferenza


Ragiono su un'osservazione che mi è stata fatta qualche giorno fa: essere indifferenti verso le cose che non ci piacciono non è buona cosa, per poterle giudicare e criticare bisogna ragionarci sopra.
Penso che il fatto che si possa ragionare su tutto, non significa che si debba ragionare su tutto.
Penso che un buon uso dell'indifferenza, come tecnica della distanza, sia davvero il modo corretto di osservare meglio quello che ci sta attorno.
E' uscito un bel libro (1), a tal proposito, di Sebastiano Ghisu, di cui riporto di seguito parte dell'introduzione:
"Non è possibile vivere l'indifferenza assoluta, realmente
assoluta. Ma è possibile aspirarvi, immaginarla, auspicarla, desiderarla. Viverla,
nella massima intensità, per qualche istante. Approssimarvisi. Nell'arte, nella
religione, nella filosofia, nei mondi possibili della letteratura. Parleremo
dell'indifferenza come meta. Dell'indifferenza desiderata. Dei tentativi
di descriverla, di descrivere l'indescrivibile e di dire l'ineffabile. Di
rappresentare l'irrappresentabile. Lo spazio in cui le identità o le differenze
del mondo sidissolvono. [...] Dai nostri scavi archeologici emergerà come la
non-indifferenza può esser considerata - non meno e forse più dell'indifferenza -
causa di sofferenza e ingiustizia, presupposto d'intolleranza. È dunque bene
allontanarsi dall'uso abituale del termine indifferenza e dalle connotazioni
negative che lo rivestono".
(1) Sebastiano Ghisu, Storia dell'indifferenza. Geometrie della distanza dai presocratici a Musil, Besa Editrice, 2006