giovedì 28 agosto 2008

Brevi tregue

Un paio d’anni fa stavo tornando da Morgex verso casa, in auto. Pronunciai una delle mie frasi decontestualizzate e apparentemente prive di senso a M., sul sedile a fianco al mio: «I forti sono la mia costruzione architettonica preferita».
Non avevo mai visitato un forte in vita mia, ma era vero: amo i luoghi fortificati, abbarbicati in alto, in posizione strategica, dominanti eppure così semplici e lineari, senza tanti ornamenti di facciata. Costruiti per proteggere e sorvegliare.
Una piccola tregua agostana mi ha permesso di visitare il Forte di Gavi; ci sono arrivata a piedi, mi son goduta il panorama e ho pure ballato (quella sera suonava l’Orchestra di Piazza Vittorio). Ci sarei rimasta ancora un po’, ma poi il concerto è finito e son tornata a casa.
Il prossimo agosto è lontano, come l’idea che forse quest’anno si chiuderà meglio del precedente.

domenica 24 agosto 2008

Bisogni primari

È strano vedere come anche piccoli tumulti provochino veloci spostamenti dei propri riferimenti quotidiani.
La carestia e la dieta idrica, il terremoto e il dolore fisico, le dittature e l’accettazione imposta. Tutto ciò fa scivolare il mio pensiero dai profondi dubbi ontologici e deontologici a questioni impellenti che han già trovato risposta: «Non puoi mangiare».
E così sono venti giorni che penso quasi solamente al cibo, in tutte le sue forme e sapori. A masticare e assaporare montagne di tiramisù, pane e pizze, fritti misti e pastasciutte. Poca forza, come al solito.

martedì 12 agosto 2008

Bollettino medico

Non so se alla fine la colpa sia da imputare a un succo di mirtilli o a precedenti trascorsi più impegnativi, ma sono uscita oggi da un tour ospedaliero che mi ha sfiancata. Colite acuta.
E giovedì partirò, non partirò? Chi può dirlo?
Per ora mi rimetto a letto, fino al 28 di agosto. Mac compreso.
A rivederci.

mercoledì 6 agosto 2008

Preghiera estiva

«Ils n'ont pas compris-et je me dis parfois que je me suis mal fait comprendre».

Sarà così; così come disse Camus in giro per Vicenza. Se gli altri non capiscono è forse colpa nostra che non ci siamo fatti capire, anzi, che ci siamo fatti comprendere male.
La cosa vale anche quando sono io a non capire, certo. O no?
Non ne vengo a capo.
Soccorrimi e illuminami tu, Albert, signore della chiarezza.