lunedì 27 settembre 2010

Somewhere

Non necessariamente si deve andare da qualche parte, o fare qualcosa. E su questo potrei essere d'accordo.
Però, c'è un però, anzi due: se hai qualche soldo o, meglio, se sei ricco sfondato, ti viene più facile vivere una vita da ectoplasma; punto due, Sofia Coppola questa volta mi ha dato l'impressione di aver girato un film un po' buttato lì, senza infamia e senza lode.
E quindi, il film non mi è piaciuto tanto: mi è sembrata la versione stanca di Lost in Translation, senza la faccia di Bill Murray con tanto di matita per gli occhi e rossetto sulle labbra, però.
E' stanco Jhonny Marco, che si addormenta con la faccia tra le gambe di una sua ammiratrice, è stanca la figlia Cleo, che non sprizza tutto questo entusiasmo a giocare con la wii del padre, per non parlare delle due lap dancer che, a ben vedere, di erotico non avevano poi molto.
Gli unici belli vispi, ringalluzziti dalla comparsata d'autore, sono le very important person nostrane che, a sentire dalle interviste rilasciate, non hanno patito il fatto di interpretare loro stessi in quanto macchiette di un brutto modo di fare televisione. Nemmeno se ne sono accorti. Ma questo è un altro paio di maniche.