martedì 23 novembre 2010

Sconsideratezza

Chissà come si chiama quella leggerezza che prende nei momenti sbagliati, quando una fitta lucidità, invece, dovrebbe avere il sopravvento. È come se gli eventi capissero da sé che sarebbero dovuti finire.
Così finiscono, e ci si trova insospettabilmente felici.
Se fosse lungimiranza, io tra vent’anni sarei la donna più appagata del mondo.

lunedì 27 settembre 2010

Somewhere

Non necessariamente si deve andare da qualche parte, o fare qualcosa. E su questo potrei essere d'accordo.
Però, c'è un però, anzi due: se hai qualche soldo o, meglio, se sei ricco sfondato, ti viene più facile vivere una vita da ectoplasma; punto due, Sofia Coppola questa volta mi ha dato l'impressione di aver girato un film un po' buttato lì, senza infamia e senza lode.
E quindi, il film non mi è piaciuto tanto: mi è sembrata la versione stanca di Lost in Translation, senza la faccia di Bill Murray con tanto di matita per gli occhi e rossetto sulle labbra, però.
E' stanco Jhonny Marco, che si addormenta con la faccia tra le gambe di una sua ammiratrice, è stanca la figlia Cleo, che non sprizza tutto questo entusiasmo a giocare con la wii del padre, per non parlare delle due lap dancer che, a ben vedere, di erotico non avevano poi molto.
Gli unici belli vispi, ringalluzziti dalla comparsata d'autore, sono le very important person nostrane che, a sentire dalle interviste rilasciate, non hanno patito il fatto di interpretare loro stessi in quanto macchiette di un brutto modo di fare televisione. Nemmeno se ne sono accorti. Ma questo è un altro paio di maniche.

martedì 13 luglio 2010

Agosto

Giovedì scorso al concerto dei Perturbazione di Asti Musica ho riascoltato una canzone che mi è parsa lontanissima e vecchia, come se non l'avessi sentita da chissà quanto tempo, come se fosse stata scritta vent'anni fa. Trattasi di "Agosto", allegro motivetto scritto solo nel 2002, così mi pare.
Sono tanti o pochi otto anni per una melodia? 

giovedì 3 giugno 2010

Cosa voglio di più

Me lo chiedo spesso cosa vorrei di più e devo ammettere che Pierfrancesco Favino nelle vesti del cameriere calabrese potrebbe essere una buona risposta.
Non è solo un’annotazione frivola al film di ieri (Cosa voglio di più, Silvio Soldini, 2010), ma l’amara (o forse non tanto) considerazione che il meglio c’è e che noi pensiamo sia quasi sempre ciò che non ci appartiene, non ancora o non del tutto, proprio per il fatto di non essere nostro.
Soldini è bravo a non esprimere giudizi e a mostrare le impossibilità del quotidiano: la precarietà economica, gli affetti sviscerati ma non annullabili, le scelte fatte che diventano abitudini. Chi è più forte non ci casca; il cambiamento non è possibile.

martedì 18 maggio 2010

Vip in Turin

Al Salone del Libro di Torino anche quest'anno, oltre a essermi fatta due polpacci così, è stato un pullulare di personaggi prestigiosi che, solo qui, riesco a incontrare.
Nell'ordine: ho incrociato all'ingresso David Riondino, ho mangiato una piadina insieme a Gianrico Carofiglio, ho quasi chiesto un autografo a Ornella di Un posto al sole, ho salutato Umberto Eco e riconosciuto Gioele Dix.
A parte i bambini del Bookstock Village, è stato tutto fantastico.

martedì 16 marzo 2010

Liana

Della fede, oltre al senso della ritualità, mi piace la possibilità che ti concede di generare pensieri semplici e infantili. Come per la morte.
È consolatorio credere che le due sorelle si siano rincontrate e, in questo momento, stiano prendendo un caffè in un tinello ultraterreno, come nella pubblicità della Lavazza.
Consolatorio e rassicurante, tanto da crederci davvero.

lunedì 8 febbraio 2010

Flextime

Quando mi viene chiesto se e quanto io sia flessibile, il mio pensiero va spontaneo a quando avevo circa 5 anni, riuscivo ad allungare le gambe fin dietro il collo e facevo la verticale sul quadro svedese. Oggi, schiava del Voltadol e del cuscino ortopedico, sento di poter affermare la mia scarsa flessibilità.
Non sono malleabile, perché soffro di cervicale e perché mi hanno insegnato che elasticità non vuol dire a tutti i costi sottostare alle volontà degli altri, a capo chino. Anche quando a rischio c'è un posto di lavoro.
Felice di essere indocile, felice per il poliuretano espanso.

martedì 12 gennaio 2010

Pedoni

So bene che il mio post d'esordio di questo nuovo decennio di questo nuovo millennio dovrebbe essere frizzante e interessante, ma la fase analitica che sto attraversando non mi consente grandi exploit scrittorii.
Riguardo all'inizio di discussione di ieri sera, tra la pizza con le patate e il vino, non so perché non mi sia battuta fino in fondo per la sacrosanta convinzione che mi porto dentro: i pedoni mi stanno sulle scatole. Quando sono in auto, poi, non li sopporto proprio.
Omini irrispettosi che si avventano sulle automobili, che passano con il rosso abbozzando stupide corsette per raggiungere il marciapiede di fronte, incuranti della segnaletica e del fatto che è più facile fermarsi a piedi che inchiodare in auto e...
E vabè, questo è quanto.
Il discorso dell'adattemento sociale dell'uomo all'auto è un'altra cosa.