giovedì 26 novembre 2009

V

Matt Tyrnauer, giornalista di Vanity Fair, segue Valentino per 250 ore nel suo ultimo anno di attività, lo riprende in una specie di "dietro le quinte" che in realtà è sempre, e comunque, già palcoscenico e ne viene fuori un film che mi piacerebbe definire "mitico", non fosse che ormai questa parola richiama più gli anni '80 che l'antica Roma.
Un film-documentario bellissimo su quell'uomo celebrato in tutto il mondo per un'arte affascinante che mescola insieme ingegno cretivo, estetica pura ed esperienza concreta, tattile e visiva.
La storia di una corte di lavoratori che ha deciso di dedicare la propria vita a lui, volubile, capriccioso, inconsapevolmente ironico e anche molto divertente ("A Valentino non piacciono i corrimano", in fondo).
Dietro i meccanismi cinici e moderni di chi fa girare i soldi (Matteo Marzotto ne esce schiacciato e un po' ridicolizzato, per fortuna), c'è Valentino, a un tavolo a fare gli schizzi di opere d'arte su un foglio (le opere che, come si dice nel film, non sono la vera fonte di introito per l'Azienda), con le sue sarte, che ormai lo capiscono con poche parole, con Giammetti, vassallo devoto e indispensabile.
Un vero sfolgorante Hadrien.

Nessun commento: