sabato 14 febbraio 2009

San Valentino

Una buona operazione commerciale sarebbe stata far uscire oggi nelle sale il film Revolutionary Road di Sam Mendes, in circolazione invece già da qualche tempo, piuttosto di Questo piccolo grande amore di non so chi.
Il film mi lascia le stesse sensazioni che provai alla visione di American beauty, pellicola da me amata e amata, tanto da rimanere un po’ spaesata di fronte a cotanto déjà vu.
I personaggi vivono il dramma che segue ogni presa di coscienza, e la drammaticità sta proprio nella mancata possibilità di condivisione (benché si sia in coppia o in famiglia).
Nessuno salva nessuno all’interno di un rapporto d’amore, e la consapevolezza, spesso, arriva in tempi diversi, se arriva.
Mendes inscena una pièce solo in apparenza corale; in realtà i protagonisti sono individui che agiscono da soli per tutta la storia.
Qualche particolare “di troppo”: la figura del matto come unico detentore di verità, le sigarette di April e, infine, Kathy Bates, che per me è ormai solo l’ex infermiera Annie e mi aspetto che da un momento all’altro prenda una trave per frantumare le gambe a qualcuno.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

ammetterai che American Beauty era un'altra cosa. in Revolutionary Road manca una scena veramente memorabile, e anche un codice visivo/simbolico così netto ed efficace come in AB (il colore rosso nei punti chiave della trama, le rose etc). e poi manca Lester Burnham... e scusa se è poco.

ernestoA

cristianaeffe ha detto...

Vorrei usare un "assolutamente sì", ma non posso, visto il post seguente.
AB è un'altra cosa, certo; quando parlavo di "già visto" mi riferivo più che altro alla sensazione di sconforto che i due film mi han lasciato.
Frank non è Lester, no. E la faccia di Di Caprio non è quella di Spacey.