giovedì 26 febbraio 2009

Su “The Reader”

Non so se la colpa sia stata delle poltroncine troppo comode del cinema Ambrosio – che al secondo spettacolo incentivano più un lieto riposo che un'attenta visione –, ma ho trovato The Reader un film inutile. Uno di quei film di cui si poteva fare tranquillamente a meno, a discapito anche di un trasversale punto di vista sul tema dell'Olocausto.
La sceneggiatura cade troppo spesso in un ammiccamento fastidioso, a volte pure pretenzioso: il gioco seduttivo della prima parte (calcato da una nudità fin troppo esposta dei due personaggi) si risolve veloce e raffazzonato tra l'educazione sentimentale di Michael, da una parte, e quella letteraria di Hanna, dall'altra.
Ci si ritrova poi, di punto in bianco, con Michael che ha la faccia di Ralph Fiennes (come cambiano le persone nel giro di dieci anni...) e Hanna invecchiata dalla vita in carcere.
Tutte le questioni che il film potrebbe sollevare (il perdono, l'ignoranza, l'ignoranza e l'inconsapevolezza) vagheggiano per due ore e non trovano spiegamento.
L'Oscar è sempre Oscar, ma alla Winslet l'avrei dato per Revolutionary Road e non per questo.

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