venerdì 13 marzo 2009

Mia sorella è una foca monaca

Leggo Mia sorella è una foca monaca di Christian Frascella, per Fazi, e rimango colpita da questo esordio narrativo.
La lettura è quella pomeridiana da divano Chateau d’Ax, con tanto di lascito delle ultime trenta pagine per la sera.
Penso: il mondo non ha bisogno di eroi, per sua grazia, e nemmeno dei cellulari. E questo l’autore lo mette bene in chiaro.
All’inizio della lettura, infatti, non capivo la smilza contestualizzazione temporale al 1989: un breve accenno alla caduta del Muro e poi basta. Se il protagonista parla come mio cugino che ha 16 anni nel 2009, perché ambientare la narrazione vent’anni prima? In fondo, il reparto gastronomia al supermercato c’è ancora oggi, così come chi si mette la foto di Mussolini sul desktop del computer.
Forse la ragione è che i cellulari non esistevano ancora?
Se lui, la Foca, il Capo, Chiara e tutti gli altri avessero avuto un telefonino in tasca o in borsa, il romanzo sarebbe stato senza dubbio più scialbo. Questo è un dato di fatto.
Per un diciassettenne con la testa di un diciassettenne e presunti poteri di fascinazione sul mondo, il vero eroismo è cercare il numero di telefono di Chiara, chiamare in piena notte e sperare che non siano i genitori a rispondere. Con un sms sarebbe stato tutto più facile, ma anche meno divertente, pungente e amaro.
Così ho trovato questo libro: divertente pungente amaro.
Poi ci sarebbe tanto altro da dire (sistema dei personaggi, dialoghi e stile), ma i miei post son brevi per partito preso. Complimenti all’autore, in ogni caso.

Nessun commento: