mercoledì 16 luglio 2008

Auto-coscienza

Il fatto di rendere pubblico qualcosa (la scrittura in primis, poi le immagini, la voce) ha a che fare con una sottile forma di autoritarismo inquietante, come tutte le prese di posizione indotte, che assume contorni grotteschi se il veicolo di pubblicazione è la rete.
I risultati sono vari: si passa dalla velocità di comunicazione al fraintendimento facile, dalla vicinanza coatta (la possibilità di essere sempre presente – on line – anche per gli altri) all’assenza fisica, dalla condivisione aperta alla legittimazione del giudizio. Chiamerei tutto ciò A.P., “Autosputtanamento Pubblico”.
È facile dire che non tutto quello che è messo in mostra merita la nostra visione: è come far finta di non leggere le scritte sui muri dei bagni (pubblici, appunto) quando siam seduti sulla tazza, o spergiurare di non aver dato un’occhiata ai voti degli altri compagni di classe nel giorno dell’esposizione dei quadri. I nuovi muri sono i desktop, i dashboard, gli album, le pagine, le bacheche virtuali, così poco vincolati da un comune senso del pudore (ma basterebbe solo dal buonsenso) da risultare quanto meno molesti.
Le attrattive sono sotto gli occhi di tutti, inutile elencarle. Il vero problema dell’A.P. sta in quell’“auto-”: liberi di scegliere, questo sì. Non c’è età che tenga.


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