Amaro
Buon anno comunque.
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Rob Brezsny, da Internazionale, mi suggerisce cose interessanti per la settimana. Sul punto 3, solamente, ho qualche dubbio e chi mi conosce sa perché. Ma farò tesoro di queste parole e mi coprirò di umiltà anche nei prossimi sette giorni.
Ecco alcuni dei modi più piacevoli per far tesoro dei tuoi presagi astrali del momento: 1) trasforma uno dei tuoi cosiddetti passivi in attivo; 2) rinuncia a qualsiasi attaccamento a piaceri e soddisfazioni che tra un anno non significheranno più nulla per te; 3) consenti alle persone di mostrarti come diventare più intelligente, anzi, invitale a farlo; 4) individua con benevolenza i limiti delle persone che ami; 5) cerca di imparare il più possibile da tutto quello che ti lasci alle spalle.
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«A me sembrava che tutto fosse come un cielo di stelle fisse. Solo ora mi rendo conto che le cose cambiano anche quando non vuoi».(Di: presto saprete chi)
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Aveva imparato a tornire da ragazzo a Marano, un paese vicino al nostro, ma naturalmente aveva lavorato anche prima. Sui vent'anni era andato a Verona a fare il suo Capolavoro. Dice che restò impressionato soprattutto dalla bellezza e modernità dei tornii; non ne aveva mai visti di così splendidi, ma si orientò subito.
Il capolavoro che gli diedero da fare era una vite senza fine; preparò il pezzo, misurò, ci fece i segnetti che bisogna farci per tornire una vite senza fine, e a questo punto il capo che lo stava a guardare aveva già capito che era bravo e disse: «Basta così».
Vorrei poter fare così anch'io, se ne avrò il tempo, scrivere qualcosa di veramente conclusivo, magari solo una paginetta, o un paio, ma da scrittore finalmente maturo. E che voi, come già a mio padre i suoi esaminatori, mi diceste: «Ok, basta così».
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Quando Sonia mi dice che per far addormentare Rachele canta la classicissima Ninna nanna ninna oh, rimango un po' stupita. Per poco, però: la filastrocca è accuratamente modificata con i nostri nomi e io divento quella che porterebbe alla bambina una grande damigiana... Non credo che le ninna nanne abbiano qualche influenza sui comportamenti futuri delle persone, ma mio papà, per farmi calmare, da piccola, mi cantava sempre Se ti tagliassero a pezzetti, e ancora oggi conservo un'icona piuttosto elaborata di quella canzone. Un cielo nero popolato di ragni, lune e semi di pioppo, e brandelli di me che venivano lentamente ricomposti. Non so come, ma l'idea di essere riunita aveva un effetto soporifero sorprendente.
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Non occorre vantare una mia approfondita conoscenza per sapere quanto mi illumino ogni volta che si parla, bene, di una certa città. Peccato se ne dica sempre, o quasi, male. Peccato sia uno dei pochi luoghi che si accompagna a vere e proprie perifrasi giustificatorie, garanti di estraneità e distanza, di non-appartenenza o di appartenenza coatta. Come se fosse una colpa venire da lì, come se fosse strano essere felici di venire da lì.
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La premessa è che ho sempre abitato in case un po’ fuori mano, non propriamente lontane, ma non abbastanza vicine da essere raggiunte a piedi.
Per quello che ne so, le reti semplici sono quelle trame relazionali basate sul principio della conoscenza, con tutti gli annessi e connessi.
Poi ci sono le reti sofisticate, solitamente meno vaste ma più caratterizzanti, costruite su rapporti che vanno al di là della conoscenza o che comunque non la presuppongono come ragione d’essere.
Finalmente ho individuato la mia rete sofisticata: io sono al centro di una maglia di persone che, per motivi diversi (compagnia, piacere, educazione, caso, comodità, attesa…), mi hanno accompagnato a casa. La particolarità della mia rete sofisticata è la quasi totale coincidenza con la mia rete semplice: praticamente un primato.
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Tutto nasce da un testo apparentemente innocuo, On denoting di Russell, ma nel corso della solita discussione virtuale i toni si accendono: si tirano in ballo Totò, Mr. Bean, l'esistenza del vuoto fino agli insulti personali. Finalmente un pò di brio, anche se il moderatore ha chiesto di placare gli animi, visto che non siamo in tv.
Se fosse legale pubblicherei volentieri risposte e controrisposte.
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Sono appena arrivata a casa e nella casella della posta ho trovato (io che non ricevo mai posta) un volantino che dice: "La invitiamo a ricordare il più grande uomo che sia mai esistito". E sotto: "Chi è questo grande uomo?", "Perché è così importante ricordarlo?". Ci penserò appena mi metterò a letto. Buonanotte.
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Nel 2000, anno in cui ho preso la Kuki, ho scoperto pure un nuovo tipo di bene. L'affetto che si prova per un nipote è la somma di diversi sentimenti, il cui risultato è sorprendente.
C'è l'inclinazione naturale al bene nei confronti di un bambino, più il bene emozionale nel riconoscere in quello specifico bambino anche una piccola parte di se stessi, più il bene riflesso del bene che altre persone (a cui si vuol bene) provano per quel bambino.
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Aperto il pacchetto appare una pen drive, la chiave della memoria o la penna salvifica (nel senso che salva il tuo lavoro). Mi viene in mente, immediatamente, un aneddoto di Maurizio Ferraris su Jacques Derrida: ossessionato dalla mania del salvataggio, vide quasi cambiata la sua vita con la scoperta del floppy.
Penso pure che a me capita esattamente l'opposto, ovvero la tendenza a cancellare tutto subito con conseguente svuotamento del cestino. Lo spazio virtuale sempre spazio è, e l'accumulazione non mi è mai piaciuta.
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La visione di Inland Empire scatena tre strani eventi:
1- si parla di abbandono di sala cinematografica: l’ho fatto solo una volta durante la proiezione de La storia infinita 2, mio unico e alquanto mesto tentativo di entrare nel mondo del fantasy;
2- il 18 stenta a portarmi a casa: mi regolo di conseguenza e decido di rimanere nonostante tutti i personaggi che ci sono sopra scendano prima del dovuto;
3- capisco che è ora di cambiare lo stile da bordello francese anni ’50 di camera mia: la luce arancione, il tappeto rosso e l’ingrandimento dei miei piedi sul muro non mi aiutano a prendere sonno.
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«Erano ossa e basta, ossa dentro una bara, ma le loro ossa erano le sue ossa, e lui andò a mettersi più vicino a quelle ossa che poteva, come se la vicinanza potesse unirlo a loro e mitigare l’isolamento scaturito dalla perdita del futuro e ricollegarlo a tutto quello che se n’era andato. Per i novanta minuti successivi quelle ossa furono la cosa che contava di più. Furono l’unica cosa che contava, nonostante l’influenza dell’ambiente degradato dove sorgeva quel cimitero abbandonato. Una volta riunito a quelle ossa, non poteva più lasciarle, non poteva non parlare con loro, non poteva che ascoltare quello che dicevano. Tra lui e quelle ossa c’era un rapporto molto stretto, molto più stretto di quello che esisteva tra lui e le ossa non ancora sepolte. La carne si dilegua, ma le ossa durano. Le ossa erano l’unico conforto che esistesse per uno che non credeva nell’aldilà e sapeva con certezza che Dio era un’invenzione e che questa era l’unica vita che avrebbe mai avuto».
Philip Roth, Everyman, Einaudi, Torino 2007.
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Una delle qualità che più apprezzo nei cani è la loro funzionalità. Il cane nasce con innate capacità di saper fare qualcosa, non fosse altro che compagnia.
Presi con me la Kuki nel 2000, al canile di Modena, e mi dissero che era un cane da cinghiale. A casa mia i cinghiali arrivano solo in determinati periodi dell’anno, eppure ogni sera, puntualmente, la Kuki esce, corre verso il campo e abbaia, spostandosi con movimenti veloci da destra a sinistra, verso immaginari branchi di cinghiali. Esempio di quando l’istinto è anche immaginazione.
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Operazione di pareggiamento tra la parte mancante e la parte eccedente rispetto a una determinata somma dovuta (voce "conguaglio", De Mauro Paravia). Ora lo so.
Sapere cosa voglion dire le parole ti permettere di decidere se utilizzarle o meno nella tua vita. E io non voglio pronunciare mai più la parola "conguaglio".
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Da come si comporta la gente ai concerti si capiscono molte cose. Prima fra tutte in che città ti trovi.
Che non è una gran scoperta se fai parte del pubblico, ma può aiutare l'artista che si esibisce.
Carmen Consoli, comunque, ieri sera aveva fantastici sandali, di velluto, credo, viola scuro, con un tacco alto e abbastanza sottile per quel modello. Bellissimi.
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